Nel 1939 il medico nutrizionista italiano Piroddi fu il primo a intuire la connessione tra alimentazione e malattie del ricambio, quali diabete e obesità.
Successivamente il nutrizionista americano Ancel Keys si accorse che le popolazioni del bacino mediterraneo erano meno suscettibili a certe patologie rispetto agli americani ed ipotizzò quindi che seguire la dieta mediterranea potesse migliorare lo stato salute ed aumentare l'aspettativa di vita.
I popoli che vivono attorno al Mediterraneo, infatti, consumavano quantità relativamente elevate di grassi ma, ciò nonostante, avevano minori tassi di malattie cardiovascolari rispetto alla popolazione statunitense, nella cui alimentazione sono presenti livelli simili di grassi animali.
Per riassumere i principi della dieta mediterranea e invitare la popolazione a seguire i consigli dietetici fu proposta una semplice piramide alimentare, un grafico che riporta al vertice della piramide gli alimenti che dovrebbero essere consumati in piccole quantità e, scendendo, gli alimenti da consumare più frequentemente e in quantità maggiori.
Un ruolo importante nella dieta mediterranea è occupato dai cereali prestando attenzione a variare gli alimenti e assumere non solo pane, pasta e riso, ma anche altri cereali come mais, orzo, farro e avena.
Se possibile meglio mangiare anche una buona parte di cereali integrali e non raffinati in quanto più ricchi soprattutto di fibra alimentare.
Per quanto riguarda frutta e verdura è già ormai consolidata l'opinione che siano alimenti da consumare quotidianamente a causa dei vantaggi che garantiscono fornendo vitamine, sali minerali, molta fibra e acqua, utile per reintegrare adeguatamente i liquidi perduti specie nelle giornate estive. Inoltre generano un senso di sazietà elevato rispetto ad altri alimenti con le stesse calorie (sempre grazie alla fibra alimentare).
Si raccomanda di consumare preferibilmente frutta di stagione.
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